Il quotidiano britannico "The Economist" dedica ampio spazio al "sorprendente esperimento" condotto in Argentina dal presidente Javier Milei, alfiere di un "liberismo senza freni", rivelatori particolarmente efficace nella lotta all'inflazione. Con un'intervista e un editoriale dedicati al capo del governo argentino, il quotidiano promuove il "serio programma economico" di Javier Milei, ispirato al libero mercato promosso negli anni 80 da Margaret Thatcher nel Regno Unito e, se possibile, "ancora più radicale”. Milei, si legge nell'editoriale, “ha mostrato che l’espansione continua dello Stato non è inevitabile”, con un'azione contraria al populismo opportunista ed elogiando il libero mercato e il libero commercio contro il protezionismo. I risultati delle politiche di Milei, che ha tagliato la spesa pubblica di un terzo, dimezzato il numero di ministeri e liberalizzato ampi settori come quello immobiliare e quello aeronautico, sono “incoraggianti”, scrive “The Economist”. L’inflazione è passata dal 13 per cento al 3 per cento su base mensile, il rischio di default si è dimezzato, e l’economia mostra segni di ripresa.
Milei, spesso associato ai populisti di destra come Donald Trump negli Stati Uniti o Viktor Orban in Ungheria, ma - sottolinea la testata - viene da una tradizione differente. Crede nel mercato e nella libertà individuale, odia il socialismo e nutre un “infinito disprezzo” per lo Stato che, ha detto nell'intervista, considera "una violenta organizzazione criminale". "So cosa bisogna fare, come farlo e inoltre ho il coraggio per farlo", ha detto Milei. Il presidente argentino promuove il commercio con le aziende private – anche cinesi - purché non interferiscano negli affari interni del Paese. Con Pechino, ha detto, il rapporto è "eccellente", perché "non chiedono nulla in cambio". Ma con gli Stati Uniti la relazione "è diventata più profonda" e con Trump "ci troviamo molto bene". "Mentre l'amministrazione Biden non rispondeva neanche al telefono al mio ambasciatore. Quell'ambasciatore, che oggi è il ministro degli Esteri (Gerardo Werthein, ndr), ha un rapporto con tutti i ministri scelti da Trump".
Il suo primo anno di governo rappresenta "una lezione" per il resto del mondo, anche perché - scrive “The Economist” - è stato segnato da coerenza e coraggio: “le sue politiche si allineano le une alle altre”, scrive il quotidiano. Un concetto ribadito anche da Milei: "Sono stato coerente con le mie promesse di campagna: sul piano economico, con la motosega, ho fatto quello che dicevo", ha detto, menzionando le "riforme strutturali e la deregolamentazione". "Alla fine anche Elon Musk e Vivek stanno proponendo una cosa simile negli Usa: tagliare le regolamentazione e gli impedimenti posti dallo Stato", ha detto il presidente argentino. "Per quanto riguarda la sicurezza, abbiamo promosso il piano del 'chi la fa la paga' e sul piano internazionale, come abbiamo annunciato, stiamo costruendo un'alleanza internazionale con Usa e Israele", ha detto Milei.
Nonostante i primi successi, l’esperimento Milei, scrive “The Economist”, potrebbe ancora andare male: l’austerità ha prodotto un incremento nel tasso di povertà, arrivato a circa il 53 per cento. Milei deve lottare anche contro la resistenza dell’opposizione peronista. Inoltre, se dovesse rimuovere i controlli sul capitale e spostare il peso in un regime di cambi flessibili, potrebbe rischiare di rialzare l’inflazione. “Milei è un eccentrico che potrebbe essere distratto da guerre culturali contro il cambiamento climatico e le politiche di genere, dimenticandosi della sua missione di ripristinare la crescita economica dell’Argentina”, è l'avvertimento posto a conclusione dell'editoriale.
Milei, spesso associato ai populisti di destra come Donald Trump negli Stati Uniti o Viktor Orban in Ungheria, ma - sottolinea la testata - viene da una tradizione differente. Crede nel mercato e nella libertà individuale, odia il socialismo e nutre un “infinito disprezzo” per lo Stato che, ha detto nell'intervista, considera "una violenta organizzazione criminale". "So cosa bisogna fare, come farlo e inoltre ho il coraggio per farlo", ha detto Milei. Il presidente argentino promuove il commercio con le aziende private – anche cinesi - purché non interferiscano negli affari interni del Paese. Con Pechino, ha detto, il rapporto è "eccellente", perché "non chiedono nulla in cambio". Ma con gli Stati Uniti la relazione "è diventata più profonda" e con Trump "ci troviamo molto bene". "Mentre l'amministrazione Biden non rispondeva neanche al telefono al mio ambasciatore. Quell'ambasciatore, che oggi è il ministro degli Esteri (Gerardo Werthein, ndr), ha un rapporto con tutti i ministri scelti da Trump".
Il suo primo anno di governo rappresenta "una lezione" per il resto del mondo, anche perché - scrive “The Economist” - è stato segnato da coerenza e coraggio: “le sue politiche si allineano le une alle altre”, scrive il quotidiano. Un concetto ribadito anche da Milei: "Sono stato coerente con le mie promesse di campagna: sul piano economico, con la motosega, ho fatto quello che dicevo", ha detto, menzionando le "riforme strutturali e la deregolamentazione". "Alla fine anche Elon Musk e Vivek stanno proponendo una cosa simile negli Usa: tagliare le regolamentazione e gli impedimenti posti dallo Stato", ha detto il presidente argentino. "Per quanto riguarda la sicurezza, abbiamo promosso il piano del 'chi la fa la paga' e sul piano internazionale, come abbiamo annunciato, stiamo costruendo un'alleanza internazionale con Usa e Israele", ha detto Milei.
Nonostante i primi successi, l’esperimento Milei, scrive “The Economist”, potrebbe ancora andare male: l’austerità ha prodotto un incremento nel tasso di povertà, arrivato a circa il 53 per cento. Milei deve lottare anche contro la resistenza dell’opposizione peronista. Inoltre, se dovesse rimuovere i controlli sul capitale e spostare il peso in un regime di cambi flessibili, potrebbe rischiare di rialzare l’inflazione. “Milei è un eccentrico che potrebbe essere distratto da guerre culturali contro il cambiamento climatico e le politiche di genere, dimenticandosi della sua missione di ripristinare la crescita economica dell’Argentina”, è l'avvertimento posto a conclusione dell'editoriale.